The last day of Pacchia

Ovvero: cosa fare durante l’ultimo giorno di quasi due mesi di san(t)o riposo stipendiato (al 35%, quindi pochissimo) INPS?
Ore 9.26 antimeridiane, si potrebbe cominciare notando che in questi due mesi, nonostante il tempo a mia disposizione sia decuplicato, il numero di post è diminuito drasticamente, quindi si potrebbe calcolare una funzione che determini il coefficiente di inversa proporzionalità del trend di cui il mio blog è stato (vittima?).
Ma anche no.
E i motivi (del ma anche no) sono, come si suol dire, “terra terra” (questo non vuol dire che sono motivi da terrore, per quanto alcuni qui al nord potrebbero giustamente/ingiustamente pensarlo): ieri mattina ho dormito fino alle undici; piacevole e molto terronico, è vero, ma con la diretta conseguenza di non riuscire ad addormentarmi abbastanza presto la sera, sicuramente non entro la giornata. Infatti ieri (erano le 0.52, quindi tecnicamente oggi), nonostante il lieve bruciore agli occhi, apparente sintomo di stanchezza, dopo un’ora e mezzo che mi rotolavo invano sul materasso ho dovuto alzarmi e prendere (assumere) le mie proverbiali 20 gocce di En (che qualcuno definirebbe un must) (e so che quel qualcuno disapprova, ma preferisco le 20 gocce di En a cercare come uno scemo di addormentarmi fino alle 4 per poi alzarmi, prendere le 20 gocce di En e finalmente capitolare). Indi per cui non ho dormito molto, oggi avevo la sveglia presto per i cavoli miei (e questo non è per niente terronico) e quindi ho ancora troppo sonno per calcolare coefficienti di qualsiasi tipo, grazie.

Oppure si potrebbe rimembrare quando, nei quiz dei giochi matematici a cui ogni anno (alle superiori) partecipavo, la parola “ovvero” (che non mi è venuta in mente a caso ma è la prima parola di questo post) non significava “cioè”, come si usa di solito (anche nel caso di questo post) ma bensì “oppure” (guarda caso prima parola di questa seconda parte di post). Sono andato a verificare e infatti sul dizionario Garzanti è scritto:

[ov-vé-ro]
Comp. di o e vero
1[…]
2 (rar.) o, oppure (con valore disgiuntivo).

Ovvero, ovvero oppure, si potrebbe prendere atto del mio malessere cerebrodisfunzionale dovuto alla vicinanza del ritorno nei tristi lidi grigi che mi accolgono uggiosi ogni giorno dell’abituale cinquimana lavorativa e chiudere qui in fretta e furia questo post.

O, ennesima opzione, eseguire fisioterapia apposita per riabilitare l’uso della mascella dopo due ore di risate in webcam con Valeria e sua zia Gabri (una donna un mito) e altrettante usate nella stessa maniera per collassare su una pagina a caso (con relativi collegamenti) di Nonciclopedia. Di cui, a differenza della compagnia della Vale e della sua cara parente, posso condividere un link: un link.

Oppure si potrebbe guardare un film. Ma ormai non so più che film guardare.

Inferno o Paradiso?

Questa me l’ha girata per e-mail oggi il buon Fabio, in formato Power Point che io odio tanto… ma la storiella merita di essere raccontata:

Berlusconi, essendo unto dal Signore, scivola e muore. Arriva alle porte del Paradiso, dove l’attende paziente San Pietro: “Benvenuto in Paradiso, eminenza. Prima di farla accomodare, devo purtroppo anticiparle che abbiamo un piccolo problema da risolvere. Vede, è molto raro che un politico d’alto rango arrivi qui, e la verità è che non sappiamo cosa fare con lei. Così abbiamo deciso di farle trascorrere un giorno all’Inferno e uno in Paradiso, cosicché lei possa scegliere liberamente dove trascorrere la sua eternità”.
San Pietro accompagna il nuovo arrivato all’ascensore e questi scende, scende fino all’Inferno. Si apre la porta e Berlusconi si trova in mezzo ad un verdissimo campo di golf. In lontananza intravede un lussuoso club house; davanti, tutti i suoi amici politici che avevano lavorato con lui. Gli corrono incontro e lo abbracciano commossi, ricordando i bei tempi andati, quando tutti insieme si arricchivano alle spalle degli italiani. Decidono di fare una partita a golf e poi cenano tutti assieme al club house con caviale e aragosta. Alla cena partecipa pure il diavolo, che in realtà si dimostra essere una persona molto simpatica, cordiale e divertente. Berlusconi si diverte talmente tanto che non si accorge che è già ora di andarsene. Tutti gli si avvicinano e prima che parta gli stringono calorosamente la mano, lasciandolo triste e profondamente commosso.
L’ascensore sale, sale e si riapre davanti alla porta del Paradiso, dove San Pietro lo sta aspettando. Berlusconi passa le successive ventiquattro ore saltellando di nube in nube, suonando l’arpa, pregando e cantando.
Il giorno è lungo e noioso, ma finalmente finisce. Si presenta San Pietro che gli chiede: “Eminenza, ha trascorso un giorno all’Inferno e uno in Paradiso, ora può scegliere democraticamente dove trascorrere l’eternità”.
Berlusconi riflette un momento, si gratta la crapa e dice: “Beh, mi consenta, in Paradiso è stato tutto molto bello, però credo che sia stato meglio all’Inferno”.
Allora San Pietro scrolla le spalle e lo accompagna all’ascensore. Scendi, scendi, giunge all’Inferno.
Quando le porte si aprono, si ritrova in mezzo ad una terra deserta e piena di immondizie sparse dappertutto. Vede tutti i suoi amici in tuta da lavoro che raccolgono il pattume e lo depositano in sacchi neri di plastica. Il diavolo gli si avvicina e gli mette un braccio attorno al collo, in segno di benvenuto.
“Non capisco…”, balbetta Berlusconi “… mi consenta, ieri qui c’era un campo da golf, e un club house, abbiamo cenato a base di aragosta e caviale e ci siamo divertiti un sacco. Ora la terra è solo un deserto pieno di spazzatura e i miei amici sembrano dei miserabili”.
Il diavolo lo guarda, sorride e gli dice: “Amico mio, ieri eravamo in campagna elettorale. Oggi, hai già votato per noi”.

(Ovviamente si usa il nome di Berlusconi per questione di simpatia, ma con Prodi, Veltroni e tutti gli altri politici di qualunque schieramento la trama resta pressoché invariata).

Orripilante post di ferrottobre

Oggi, ferrottobre 2008, ho ascoltato circa un centinaio di volte l’ultimo CD della Bandabardò, il titolo è Ottavio e sono onorato di dire che questo è indubbiamente il loro album che mi piace di più. I motivi sono bla bla bla bla… sì insomma, se avete voglia di leggerne una recensione andate a pescarvela da un’altra parte, il mio consiglio è semplicemente quello di drogarvici come sto facendo io. Me ciapa masa ben sto disco!
Ah, e poi ho anche trovato il tempo di guardare l’ultimo dei film di Kim Ki-Duk, registartista coreano. Li ho scaric… noleggiati in videoteca (ceeeeeeeerto che sì!) tutti quanti (no, non è vero, solo quelli in qualche modo recuperabili) e, approfittando dei giorni di mutua che si prolungano inesorabilmente per mio gran dolore (ri-ceeeeeeeerto che sì!!!), ho aggiunto questo bagaglio alla mia cultura. Bravo Giosp 😉
Ah, e poi oggi sono particolarmente felice. Tanto da scriverlo sul blog in un post che assomiglia tanto a quelli banali-adolescenziali che costituiscono all’incirca il 90% dei byte più sprecati al mondo. Manca solo che mi metto a raccontare che ho anche svuotato la lavastoviglie e mi sono fatto da mangiare da solo e raggiungo l’ambito traguardo della pochezza estrema.
Ah, e poi mi sono iscritto su Facebook, cosa che speravo di non fare mai.

Totale de oncò: sto peggiorando forte, e comincio a preoccuparmene seriamente. Sarà per questo che sono così allegro?

(Cioè, io in realtà avrei scritto questo post per apprezzamento nei confronti di Ottavio, forse si è un po’ perso nel filo dei miei deliri ferrottobriani. Ribadisco e lo metto pure in grassetto: Bandabardò – Ottavio. Tutto qua. Il resto buttatelo via, come io ho fatto con la mia reputazione. Grazie e arrivederci)

Meglio scemo che emo (volume 1,5)

Cari vecchi tempi… Quando ero giovane io (perché adesso che ho 23 anni e 12 mesi sono vecchio) c’erano i punkettoni e i progressivi, e i Peter Punk cantavano quella che è diventata una filosofia di vita: T.A.R.P.A.P., “Truzzi al rogo, punk al pogo”.
Solo che oggi, a 2008 quasi finito, quando i sedicenni confondono deliberatamente punk con emo, non sono più i truzzi quelli che metterei al rogo. A guardare questo video mi verrebbe da dire che sono meglio i truzzi. Degli emo, si intende.
E poi mi chiedono come mai scrivo dappertutto “Meglio scemo che emo”.

Comunque ho trovato uno sfogo per i miei istinti di conservazione della specie: questo giochino qua. Si tratta della rivisitazione delle gesta eroiche del caro vecchio Guglielmo Tell, capace di centrare la mela posta in testa a un bambino con la freccia scoccata da una balestra. Nel gioco si usa un arco e al posto del frignetta c’è un emo.
Ovviamente MAI, e ripeto MAI, colpire la mela.