Il (bar) Veneto ai veneti! (ma anche no)

Farsi uno spritz al bar oppure un rabosello o un prosecco, diciamocelo, è una faccenda squisitamente veneta.
E mio fratello me l’aveva promesso: "Ci facciamo un giro a Treviso a bere raboso?", aveva proposto per sfruttare al meglio il tempo che sarebbe intercorso fra il suo arrivo (VCE-Tessera, all’incirca le 16:30) e quello di Mara (TSF-Canova, 18:50 o giù di lì), obiettivi primari della mia Missione: Taxi del 01.04.2010.
Il bar, il primo bar che troviamo entrando in una strada a caso che dovrebbe secondo indicazioni portare a Treviso, è un bar tipicamente veneto: brutto, smalfaro, trato là, senza nulla di estetico che ti invogli ad entrare, solo la consapevolezza che dentro troverai vino: insomma, proprio quello che cercavamo.
Entriamo carichi di speranza e passione, ma non appena varchiamo la soglia non siamo noi a porci spontanea una domanda, ma è la domanda a porsi spontanea a noi: "Che cavolo ci fanno i cinesi a gestire un bar veneto?!" Perché il bar anche dentro è veneto, ma proprio veneto del Veneto. Ma i cinesi… che c’entrano queste due cinesi con il nostro bar veneto?
Comunque si era detto raboso e raboso sarà. Frastornato e disorientato riesco ad ottenere l’attenzione della tipa e le faccio: "Mi togo un raboseo" (perché dentro a un bar veneto in Veneto mi aspetto che anche le cinesi parlino veneto!)
Candida la risposta della cinese: "Eh?!"
"Un rabosello", scandisco ponendo enfasi sulla doppia elle, prima totalmente ignorata come buon costume veneto comanda.
"Non teniamo labosello"
Guardo mio fratello: bar veneto gestito da cinesi, non hanno nemmeno un rabosello… ma che bar è?! La delusione riempie i nostri occhi. Ma non demordo e chiedo che altri vini hanno. Non è facile spiegarle il concetto, ma infine capisce e: "Ploseccoooo, velducciooooo…"
OK, vada per il verduzzo. Un verduzzo per me e uno spritz per mio fratello, ci sediamo in un tavolo smalfaro come il bar e sfogliando la Gazzetta e sgranocchiando patatine e arachidi commentiamo la grottesca situazione delle cinesi nel bar veneto.
I bar veneti ai veneti!, questa è la sentenza, e anche quando parliamo di Inter la solita domanda rimbalza nel cervello: Perché? Perché i cinesi? Perché proprio qui, in un bar veneto? Perché?
È ancora presto per andare a prendere Mara: altro giro altra corsa, questa volta un velduccio pel me e un velduccio pel mio flatello.
Insomma, va tutto bene: eccettuate le cinesi anafolkloristiche l’ambiente è quello che cercavamo, il vino va bene, eccetera eccetera.
Sono ormai le 18.45, fra poco arriva Mara, ma già che ormai ci siamo e ci siamo abituati anche alla strana gestione un superalcolico a caso ci sta. Il mio superalcolico a caso è ovviamente Sambuca, mentre mio fratello prende (veramente a caso) un amaro Lucano.
La cinese prende due bicchieri, prende la bottiglia di Sambuca e comincia versare. Versa. Versa e non si ferma. La Sambuca scende fino quasi a riempire il bicchiere. Stessa sorte per il Lucano.
Ora di nuovo io e mio fratello ci guardiamo sgranando gli occhi: ma la cinese s’è bevuta il cervello o cosa? Un pistone così di Sambuca, l’acquolina in bocca, l’eccitazione sale, subentra una strana e preziosa stima per i cinesi che gestiscono bar veneti. Perché i cinesi non sanno cosa sia un rabosello, non sanno la differenza fra vino, birra e Sambuca, loro sanno solo qual è il bicchiere da prendere, e finché non lo riempiono non si fermano.
W l’ignoranza! W i cinesi! W i cinesi che gestiscono i bar veneti!!!

Alla fine è il momento dello scontrino: 3 verduzzi, 1 spritz, 2 amari: 7,40 euro.

Eeeeeeeh?!

OK, ragazzi, io vengo ad abitare qui!