Tecniche di ringiovanimento esadecimale

Cos’ha il 30 di diverso rispetto al 29 o al 31?
Ne ho parlato (anzi, chattato) pochi minuti fa con un ventottenne terrorizzato all’idea che fra due anni entrerà negli -enta. Certo, fra due anni avrà due anni in più di oggi, questo fa parte dell’innegabile e inevitabile decorso del tempo sul pianeta Terra e certo, a trent’anni sei più vecchio che a ventotto e dato che una volta passati i diciannove nessuno aspira ad aumentare la propria età (eccetto negli U.S., dove si aspira fino ai 21, età per bere in santa pace e serenità) avere trent’anni piuttosto che ventotto non interessa a nessuno.
Ma allora cos’è che rende così funesti i trenta, e peggio ancora i quaranta, anni? Perché non lo sono altrettanto i ventinove o i trentuno anni? Perché si accetta con più serenità il trentaduesimo compleanno che non il trentesimo?
Perché a trent’anni si entra negli -enta, mentre a trentadue mancano ancora otto per gli -anta, troppo presto per pensarci e farsi molte paranoie.
E questo è ovvio, scontato e banale: si concludesse qua, questo post non avrebbe senso (no, perché invece proseguendo il senso ceeeeerto che ce l’ha!).

La domanda è: Qual è il vero motivo di questo paradosso psicologico?
Cause e concause del fenomeno devono ricercarsi nell’educazione in base dieci che riceviamo. Sin da piccoli ci hanno insegnato a contare – e non solo: a ragionare – in base dieci. È vero, il tempo lo scandiamo in basi sessanta, ventiquattro eccetera, però guarda caso usiamo numeri e cifre che si basano sul sistema decimale inculcatoci con tanta leggerezza sin dalla tenera età. Praticità? Cultura? Tradizione?

Ora, trentenni, provate a riformulare la vostra età con numeri esadecimali (se non sapete cosa significa sistema numerico esadecimale potreste scrivermi e aspettare una mia risposta OPPURE, come ha fatto il ventottenne di cui sopra, andare a leggervelo su Wikipedia): la vostra età è 1E. Un numero esadecimale come un altro, praticamente.
E voi, quarantenni avviliti e terrorizzati per essere entrati nella lunga era dei famigerati -anta, ricalcolate la vostra età: 28. E non vi mancano solo due anni per arrivare ai 30, ma bensì otto (gli stessi che mancano a un trentaduenne per arrivare a quaranta), otto lunghissimi e felicissimi anni. Pensate che avrete 40 anni solo quando compirete sessantaquattro anni di vita.

Non cambia letteralmente la vita un modo di pensare esadecimale?

CONSIDERAZIONI PSICOSORRISOLOGICHE

Anche se lo scorrere del tempo rimane oggettivamente identico qualsiasi sia la base numerica in cui lo calcoliamo, la “diluizione” delle tappe che influenzano il nostro umore vanno a incidere in senso positivo sia per giovani che meno giovani: si consideri l’opportunità per un ragazzo di raggiungere la maggiore età (e la patente!) a soli 12 anni e l’atteggiamento di un uomo che, dopo mezzo secolo di vita, ha la percezione di avere ancora tante energie avendo solo 32 anni. La percezione parallela (no, non chiamiamola distorta!) della realtà stimola la mente a pensare in modo ottimistico, e chiunque si rende conto di quanto l’ottimismo influisca positivamente sulla vita di tutti i giorni.
È proprio vero: l’ottimismo è il profumo della vita!

COROLLARIO CINICO

L’incedere del tempo vi consumerà in egual maniera. Che pensiate di avere 50 anni (decimale), 32 anni (esadecimale) o 110010 anni (binario), la realtà è che siete nella fase discendente della vostra vita e che, se non fate parte di quello 0,019% di popolazione italiana che supera il secolo (dei quali solo il 17,6% è di sesso maschile), avete davanti meno vita di quella che avete già vissuto.
E ricordate che l’imprevisto è sempre in agguato!

IMPLICAZIONI GROTTESCHE

Il lato grottesco della faccenda è morire di vecchiaia a 64 anni.
Con tanti complimenti da Gerry Scotti, per di più!