La giovane imprenditoria vicentina al vaglio della modernità

VICENZA – Chi frequenta il centro o la stazione li (ri)conosce, per gli altri c’è sempre il dubbio: e se fossero sinceri? Sono i ragazzi dei biglietti incompiuti, quelli a cui, per una sorta di sfida alla matematica, mancano sempre uno o due euro per prendere il biglietto del treno o dell’autobus. «Buongiorno, mi scusi, devo andare a Bologna ma ho finito i soldi, mi mancano solo due euro per prendere il biglietto, lo vede?, gli altri soldi ce li ho già, mi mancano solo due euro, la supplico, mio zio sta morendo, mia nonna sta tentando il suicidio e devo correre a salvarla, solo un euro per cortesia, la mia gatta è incinta e non c’è nessuno che la faccia partorire, cinquanta centesimi, la supplico, solo una monetina…» e tu a un certo punto vuoi crederci, dare fiducia a questo ragazzo che sì ha l’aspetto trasandato da fattone, ma in fin dei conti tutti i ragazzi d’oggi si vestono un po’ così, sembrava sincero, in fondo cosa saranno mai due euro?, e poi fra l’altro giudicare dall’abito non va più di moda, suvvia, un po’ di modernità nel pensiero!, ti dici e sganci due euro sperando che almeno i gattini nascano sani o che la nonna si salvi. Venti euro dopo li vedi ancora girare chiedendo i soliti due euro e capisci che, nolente, sei entrato nel loro business in veste di cliente occasionale (dico occasionale sulla fiducia).

Vengo dalla provincia, questi incontri mi capitano di rado, ma ho comunque escogitato una formula per levarmi di torno questi indesiderati professionisti, formula che ho potuto esercitare lunedì scorso quando un ragazzo mi ha fermato chiedendomi i due euro mancanti per prendere il bus per Arzignano. «Ho la carta di credito», ho detto in automatico sottintendendo che non ho contanti (è la formula di cui parlavo poche righe sopra), già pentito di non avergli – povero ragazzo! – offerto almeno un passaggio. «Non c’è problema», ha risposto lui, e dalla tasca posteriore dei jeans ha preso e mi ha presentato un POS già acceso e pronto all’uso. L’ho guardato e ho pensato: e se fosse sincero?

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