Breve e (cir)concisa lagnanza sull’antistoricità di Cold Case

L’attrice ha la pelle sempre pallida e le labbra rossissime, e questo mi garba assai. Poi, per il resto, la serie televisiva Cold Case, in onda su Raidue in giorno e ora che lascio a voi scoprire perché non so e non mi interessa, lascia un grosso interrogativo nella mia mente.
Ci ho pensato e ripensato. Non sono particolarmente affezionato al genere televisivo (non sono particolarmente affezionato a quasi nulla che va in onda in televisione, sia chiaro), quindi non ho una gran cultura al riguardo, ma nella storia della fiction poliziesca i casi irrisolti si possono contare sulle dita di una mano mezza amputata. Colombo, Hunter, l’ispettore Derrick (ecco, di lui una volta me lo ricordo un caso irrisolto), la signora in giallo (e qui toccarsi le palle è d’obbligo), il medico di Un detective in corsia (mai guardato, voglio specificare), i genialoidi di CSI o Criminal Minds o che so io ancora che diavolerie hanno inventato (ma anche le varie squallide fiction italiane), fatto sta che con tutti sti eroi la storia della fiction poliziesca non può di certo avere un magazzino pieno di fallimenti, così tanti da riempire un telefilm che va avanti da addirittura sei stagioni.
Fallimenti fra l’altro relegati tutti in Pennsylvania. Qundi le cose sono due: o in qualche momento della storia a Philadephia hanno girato un telefilm con protagonisti dei poliziotti imbecilli, o la serie Cold Case non dovrebbe esistere. Almeno per rispetto di cinquant’anni di storia della fiction.

Appello televisivo

La mia TV potrebbe durare altri dieci anni, o per meglio dire potrebbe rompersi da un momento all’altro ma passare dieci anni prima che me ne accorga, perché non la guardo quasi mai.
Oggi è stata accesa mezz’ora e questa mezz’ora mi ha lasciato tre cose.

La prima è uno spot della Fiat Panda che, al di là dei fini pubblicitari, condivido in pieno e voglio citare testualmente:
“Fai un uso intelligente della TV: spegnila! Risparmi elettricità, risparmi tempo, risparmi la pelle del divano (e io mi risparmio anche la voce)” Firmato: Piero Chiambretti.

E poi due mirabolanti notizie al telegiornale.
Si è parlato di un uomo che deve scontare sette mesi di reclusione per aver guidato a scrocco in autostrada accodandosi a chi al casello passava col Telepass. E lì ho pensato che sì, guidare a scrocco sarà pure un reato, ma qualche mese fa con l’indulto hanno svuotato le carceri degli assassini solo per fare posto a chi non paga il pedaggio in autostrada?!
La notizia successiva riguardava un maestro scassinatore che, con tanto di cinegenico passamontagna, illustra come rubare biciclette, aprire cassaforti eccetera in un video on line. Così se uno non sapeva dell’esistenza di questi video ora sa pure dove andarli a pescare.

Inutile dire che dopo queste due notizie non ho potuto non aggiungermi al coro di Chiambretti di cui sopra.
Bel paese, l’Italia.

Mah…

9″69 + 19″30

Ma la cosa che (finora) mi è piaciuta di più di queste Olimpiadi (e quel ma dovrebbe essere seguito a un lungo elenco di cose-persone-avvenimenti che mi sono piaciuti, cosa che potrei anche fare ma non vedo il motivo di annoiare la gente in un modo così drastico, e poi era un modo carino per cominciare il post) è quel matto sbruffone di Usain Bolt. Quello che ieri ha vinto i 200 battendo un record del mondo vecchio di dodici anni. Quello che qualche giorno fa nei 100 ha vinto con record permettendosi di camminare sul traguardo, di guardarsi indietro, di allargare le braccia, di battersi la mano sul cuore, e ancora un poco ci mancava che si facesse pure un caffè.
“E guardate con che sufficienza va a battere questo record”, disse il telecronista italiano.

Io da piccolo amavo la Jamaica. Per via di Quattro sotto zero, per farla in breve. Il film dei quattro bobbisti jamaicani, chi non l’ha visto? E anche se la Jamaica è troppo calda per me e il mio più grande amore è l’Irlanda, la Jamaica (e i jamaicani) (scusate se uso la j ma mi piace di più che con la “gi”) rimane sempre nel mio cuore.
Ora, per dirla come i Gialappi, Usain Bolt è il mio idolo incontrastato.

Comunque non so se avete mai visto una partita di calcio con telecronaca di Mario Mattioli. In caso contrario non vi siete persi niente, sarebbe in grado di far diventare noiosa una partita con dodici gol e un milione di giocate alla Messi. Penso che potrei essere meno noioso persino io!
Però quando racconta la boxe… wow… diventa un fenomeno!

Paris

Conosco, nel senso che so che esistono, gli Après la Classe, da quando ho sentito Paris. Allora ascoltavo quasi solo ska, la canzone ovviamente mi piaceva, ma stoltamente non ho mai approfondito. Quest’anno li ho visti al concerto del primo maggio e mi sono deciso ad ascoltarli così ho scaricato (ops… comprato) tutta la discografia, che sono tre album, e ora continuo ad ascoltarli (insieme agli Jolaurlo, gruppo anch’esso scoperto nel concerto del primo maggio).
Ma avete presente come parla Carlo Paris? Sembra un codice morse, punto linea punto linea punto linea, con molte più linee dei punti. "Il (con una vocale invocabile, una specie di æ musicalmente orribile) æææææææææ terreno di æææææ gioco dello stadio æææææææ è ææææ molto ææ scivoloso perché ææææ l’erba è stata æææææææ posata da poco. Ma ora æææææ andiamo a sentire æææææ cosa dice l’allenatore dei æææææ tulipani ææææææ Marco ææ Van Basten"
I giornalisti sportivi della rai sono æææææææ osceni.

(Ave Berlusconi, se vuole davvero bene agli italiani fra due anni i mondiali se li compri lei per Mediaset!!!)

æææææææææææ!!!

A proposito di ciuchi e ciuche

Studio Aperto è un telegiornale meraviglioso (nel senso più sarcastico del termine). La settimana scorsa è stato il turno del capriolo con tre gambe, udite udite fuggito fra i boschi… Sarà mai una notizia?
Nell’edizione ridotta di oggi, durate otto minuti e mezzo più scarsi che abbondanti sono riusciti a trovare il tempo (ed è stato il servizio più lungo) per parlare degli asini, con tanto di ritrovo di grandi e piccini in pellegrinaggio nelle fattorie, uomini e donne a imitare oscenamente il raglio dell’asino con voce eunuca.
Sì, in fondo è normale: tutti parlano dei propri simili, se il telegiornale lo fanno dei somari di cosa vuoi che parlino?!