Musicanti in London VII

Ho sempre ammirato, per non dire amato, i musici che si incontrano nelle stazioni o per le strade delle grandi città. Uno dei miei sogni per quando sarò grande è quello di girare il mondo con il mio violino e vivere dei soldi che la gente getta nel mio cappello (sogno irrealizzabile perché col violino sono una frana, chiamiamolo piuttosto un’ispirazione pittoresca per il futuro di un altro me).
Solo che ultimamente anche loro si stanno allineando al decadimento della musica più popolare (che sarebbe, per intendersi, quella delle multinazionali). Ricordo con nostalgia che un tempo si incontravano suonatori di violino, arpa, fisarmonica, clavicembalo a fiato, e chi suonava la chitarra arrangiava virtuosismi o lo faceva per accompagnarsi in una canzone cantata con viva voce. Ora si sono modernizzati e quasi tutti usano metodi di amplificazione elettronici e, ahimè, basi musicali in cui confondere il proprio strumento, cosa che mi fa passare del tutto la voglia di lasciare qualche p nel loro cappello.
Le pochezze peggiori però le ho sentite ieri: un chitarrista ha attaccato non la base ma direttamente l’originale di una canzone dei Beatles (con tanto di voci dei Beatles), tanto che mi chiedo se la chitarra dello sprovveduto suonasse veramente.
E, cosa ancor più terribile, mi sono imbattuto in un musicante che suonava (su una base) con il metronomo attaccato. Nauseato e allibito, ho cercato di ignorarlo brutalmente andandomene via di fretta e senza dedicargli nemmeno uno sguardo, ma quando è finita la canzone ho sentito (squallore!!!) i tac tac tac tac ritmici del metronomo raggiungermi e disperdersi desolati tra in cunicoli del Tube.
Lì quasi mi veniva da piangere 🙁

Inferno o Paradiso?

Questa me l’ha girata per e-mail oggi il buon Fabio, in formato Power Point che io odio tanto… ma la storiella merita di essere raccontata:

Berlusconi, essendo unto dal Signore, scivola e muore. Arriva alle porte del Paradiso, dove l’attende paziente San Pietro: “Benvenuto in Paradiso, eminenza. Prima di farla accomodare, devo purtroppo anticiparle che abbiamo un piccolo problema da risolvere. Vede, è molto raro che un politico d’alto rango arrivi qui, e la verità è che non sappiamo cosa fare con lei. Così abbiamo deciso di farle trascorrere un giorno all’Inferno e uno in Paradiso, cosicché lei possa scegliere liberamente dove trascorrere la sua eternità”.
San Pietro accompagna il nuovo arrivato all’ascensore e questi scende, scende fino all’Inferno. Si apre la porta e Berlusconi si trova in mezzo ad un verdissimo campo di golf. In lontananza intravede un lussuoso club house; davanti, tutti i suoi amici politici che avevano lavorato con lui. Gli corrono incontro e lo abbracciano commossi, ricordando i bei tempi andati, quando tutti insieme si arricchivano alle spalle degli italiani. Decidono di fare una partita a golf e poi cenano tutti assieme al club house con caviale e aragosta. Alla cena partecipa pure il diavolo, che in realtà si dimostra essere una persona molto simpatica, cordiale e divertente. Berlusconi si diverte talmente tanto che non si accorge che è già ora di andarsene. Tutti gli si avvicinano e prima che parta gli stringono calorosamente la mano, lasciandolo triste e profondamente commosso.
L’ascensore sale, sale e si riapre davanti alla porta del Paradiso, dove San Pietro lo sta aspettando. Berlusconi passa le successive ventiquattro ore saltellando di nube in nube, suonando l’arpa, pregando e cantando.
Il giorno è lungo e noioso, ma finalmente finisce. Si presenta San Pietro che gli chiede: “Eminenza, ha trascorso un giorno all’Inferno e uno in Paradiso, ora può scegliere democraticamente dove trascorrere l’eternità”.
Berlusconi riflette un momento, si gratta la crapa e dice: “Beh, mi consenta, in Paradiso è stato tutto molto bello, però credo che sia stato meglio all’Inferno”.
Allora San Pietro scrolla le spalle e lo accompagna all’ascensore. Scendi, scendi, giunge all’Inferno.
Quando le porte si aprono, si ritrova in mezzo ad una terra deserta e piena di immondizie sparse dappertutto. Vede tutti i suoi amici in tuta da lavoro che raccolgono il pattume e lo depositano in sacchi neri di plastica. Il diavolo gli si avvicina e gli mette un braccio attorno al collo, in segno di benvenuto.
“Non capisco…”, balbetta Berlusconi “… mi consenta, ieri qui c’era un campo da golf, e un club house, abbiamo cenato a base di aragosta e caviale e ci siamo divertiti un sacco. Ora la terra è solo un deserto pieno di spazzatura e i miei amici sembrano dei miserabili”.
Il diavolo lo guarda, sorride e gli dice: “Amico mio, ieri eravamo in campagna elettorale. Oggi, hai già votato per noi”.

(Ovviamente si usa il nome di Berlusconi per questione di simpatia, ma con Prodi, Veltroni e tutti gli altri politici di qualunque schieramento la trama resta pressoché invariata).

Causa Crisi

Me ciapa masa ben sto blog. El post de oncò xe stà mitico.
È un po’ che lo seguo e aspettavo un post da sottoscrivere in toto o quasi per metterlo nel mio blog.
Beh, discordo sugli Oasis e, per quanto sicuramente non festeggerò i Lùnapop, ne ho un bel ricordo. In compenso odio dal più profondo del mio cuore gli emo (di cui potete ammirare una foto qui sotto)

e riguardo al gattino Virgola, l’ultima volta che l’ho visto era qui:

Appello televisivo

La mia TV potrebbe durare altri dieci anni, o per meglio dire potrebbe rompersi da un momento all’altro ma passare dieci anni prima che me ne accorga, perché non la guardo quasi mai.
Oggi è stata accesa mezz’ora e questa mezz’ora mi ha lasciato tre cose.

La prima è uno spot della Fiat Panda che, al di là dei fini pubblicitari, condivido in pieno e voglio citare testualmente:
“Fai un uso intelligente della TV: spegnila! Risparmi elettricità, risparmi tempo, risparmi la pelle del divano (e io mi risparmio anche la voce)” Firmato: Piero Chiambretti.

E poi due mirabolanti notizie al telegiornale.
Si è parlato di un uomo che deve scontare sette mesi di reclusione per aver guidato a scrocco in autostrada accodandosi a chi al casello passava col Telepass. E lì ho pensato che sì, guidare a scrocco sarà pure un reato, ma qualche mese fa con l’indulto hanno svuotato le carceri degli assassini solo per fare posto a chi non paga il pedaggio in autostrada?!
La notizia successiva riguardava un maestro scassinatore che, con tanto di cinegenico passamontagna, illustra come rubare biciclette, aprire cassaforti eccetera in un video on line. Così se uno non sapeva dell’esistenza di questi video ora sa pure dove andarli a pescare.

Inutile dire che dopo queste due notizie non ho potuto non aggiungermi al coro di Chiambretti di cui sopra.
Bel paese, l’Italia.

Mah…

Col dito medio alzato

Li avevo lasciati (no, è più corretto dire che li avevo tralasciati un po’) nel 2005 o giù di lì, quando avevano deciso di separarsi; li avevo lasciati lì, in quella corriera, il gatto López con il dito medio alzato verso il mondo. Poi, in questo periodo un po’ triste sono ritornati prepotentemente a farmi compagnia, a tirarmi su di morale con le loro canzoni dai testi cupi e disgraziati ma con melodie dall’allegria contagiosa.
Gli Ska-P, quelli che in Spagna le ragazze per bene si scandalizzano se citavo le loro canzoni, quel ricchissimo vocabolario di parolacce e imprecazioni in spagnolo che non ho potuto che fare subito mio. Di pessimo avevano che erano comunisti, ma si sa, i comunisti sono troppo più bravi nella musica e nell’arte.
Rientrano nella mia vita proprio ora che (oltre ad averne bisogno) si sono riuniti e hanno in programma un nuovo album e un nuovo tour.

La mia canzone preferita era (ed è) "Eres un@ màs", e questa mattina in macchina l’ho gridato con tutta la mia voce, e il significato di questa frase non è l’ho mai sentito dentro di me come oggi, FUERA DE AQUÍ, NO QUIERO COLABORAR CON ESTA MIERDA DE SOCIEDAD.

Esserci

Domani Irlanda. Finalmente, aggiungerei. Peccato che, per quanto si possa stare lì, è sempre troppo poco.
Soprattutto se sono quattro miseri giorni.
Ma poco è comunque meglio di mai.
Oggi ho preparato il mio bagaglio: cinque minuti netti. Questo perché me la sono presa comodissima e ho impiegato tre minuti e mezzo a cercare una mappa che si era nascosta sotto un cuscino sperso.

Comunque, Irlanda o no, ogni volta (e fortunatamente non capita molto spesso) che passo su Badoo (Io ci sono™) mi si presentano le foto di due greggi di pecoroni tutti uguali adagiati alle feccio-mode del 2008: il primo è quello degli emo lastrati di gel e trucco, il secondo quello dei truzzi fighetti con agli occhi fanali da sole.
Osceni.

Vederli mi mette una tristezza incredibile. Solo che, invece di suicidarmi, penso a me e mi dico che è un piacere in più, per me, non esserci.

Buon viaggio a tutti, comunque.

I vecchi tempi

Lo so che un post sul tempo è abbastanza squallido (e forse attuale da troppo tempo), però mi sento di farlo. Rimpiango i vecchi tempi, quelli nevosi d’inverno e caldi d’estate, col verde che esplodeva in primavera e i primi cristalli di gelo nell’aria di novembre.
Dire che di tempi e stagioni non si capisce più niente è un eufemismo. Da un mese non ci sono due giorni consecutivi senza pioggia e nonostante il calendario annunci l’estate in arrivo sul binario 21 fra sette giorni nulla fa pensare che sia veramente alle porte (eccetto io che vado a lavorare coi pantaloni corti, ma quello è più un fattore di stile).
Non esistono più le mezze stagioni.
Neanche quelle intere.
Mi chiedo alle elementari (o si chiamano scuole primarie? Non è che si sono messi anche a colorare i grembiuli dei nanerottoli? Ma dalla prossima riforma sQuola si scriverà con la Q?) cosa insegnano le maestre ai bambini. O meglio, in che materia è prevista la spiegazione delle stagioni. Se in scienze, o in storia.
“Tanto tanto tempo fa, all’epoca dei vostri avi, (quando ancora quei barboni credevano che la Terra fosse piatta e l’uomo preistorico andasse in giro con la macchina dei Flinstones) il tempo e la vita erano scanditi dalle stagioni. Oggi naturalmente (e naturalmente è la parola che mi preoccupa di più, dato che non c’è nulla di naturale) queste cosiddette “stagioni” (detto con aria sbruffona e insipiente) non esistono più. Ma chi di voi o bimbi sa cosa sono le stagioni?”
Al che Pierino, come in quelle storiche barzellette di tempi in cui gli scolari ancora avevano quell’usanza demodé di alzare la mano per parlare, dopo aver ricevuto la parola dalla maestra dice: “La stagione è dalla prima all’ultima giornata di campionato”
Che non è una barzelletta, infatti non fa ridere, ma la triste realtà.

Poi un giorno dopo venti giorni di pioggia ininterrotta mi scrive mio fratello da Londra: “Qui è due settimane che non piove”
“Ah, ecco dov’era finito il sereno…”

Sì, insomma, sarebbe bello se riuscissi a vedere almeno un’altra primavera, nella mia vita.