Note intonate di una canzone stonata

Questo è un blog disimpegnato, ma a volte (e questa è una di quelle) non scoccia un po’ di serietà, almeno per un momento.

L’altra sera la mia bella ha riesumato dalla mia memoria questa canzone. È una canzone dei miei tempi, girata in radio per un’estate. Non so perché non sia finita prima d’ora nel mio iPod (a proposito di iPod… LUTTO!!! È già un mese che l’ho perduto in un bus navetta per Gatwick. Ormai zero le speranze che me lo riconsegnino) e nei miei CD mp3 che raccolgono le canzoni della mia adolescenza. Oggi, un terzo del 2009 già sfumato, riascoltandola con una diversa maturità mi rendo conto di quanto attuale e giusta sia, ancora, questa canzone.

Il trasporto (con epilogo a scelta)

Da piccolo (ma ora sono grande?! no no, sono solo grosso :-P) facevo classifiche su tutto. Facevo almeno il podio di tutte le mie cose preferite (musica, cibo, colori…). Oramai non riesco più a stilare classifiche: sono troppe le sfumature e le diversità per preferire una cosa rispetto a un’altra (fra quelle che mi piacciono).
Ad esempio, parlando di musica (perché parlare di musica? Beh ovviamente perché l’argomento di questo post è "musica". Se fosse stato "cinema" avrei parlato di cinema) trovo letteralmente impossibile dire quale sia il mio gruppo preferito. Sono molti i generi che mi piacciono, e anche all’interno dello stesso genere ogni gruppo ha una particolarità che me lo farebbe preferire in confronto agli altri: perciò non ho un gruppo musicale preferito, ma sicuramente c’è un’êlite dei miei favoriti (da notare la "ê").
E sicuramente nel mio personalissimo Olimpo musicale ci sono ben radicati (e si trovano pure bene, perché sembra che abbiano comprato casa) i Dredsen Dolls.
Questa mattina ho messo il loro album omonimo nell’autoradio e…

Good Day
Girl Anachronism
Missed Me
Half Jack
672

… finché, mentre cantavano Coin-Operated Boy, ero talmente trasportato e preso dalla loro musica che mi sono dimenticato di prendere la mia uscita lungo la superstrada.

Com’è andata a finire? A voi tre possibili epiloghi (tutti al passato remoto) e la possibilità di scegliere quale ritenere più credibile, se uno, due, tutti e tre oppure nessuno.

EPILOGO HOLLYWOODIANO LINEARE

Il vostro eroe, resosi conto della svista, non si lasciò prendere dal panico ma imboccò l’uscita successiva, in parte contento di avere l’opportunità di imparare una nuova strada. Inizialmente si sentì un po’ sperduto, ma il senso dell’orientamento di cui era stato dotato con buona sorte dalla natura lo guidò attraverso la fitta rete viaria fino a quel momento ai suoi occhi inesplorata. Sembrava che ormai le speranze di trovare la retta via fossero perdute, quando giunse al suo sguardo lontano nell’orizzonte un tratto di strada familiare. Non esitò a raggiungerlo e, se pur con qualche minuto di ritardo nella tabella di marcia, intraprese nuovamente la strada che abitualmente lo accompagnava a lavoro.
Ma il tempo era tiranno come non mai, e il traffico non lo aiutava. Arrivò di fronte al portone col motore ancora su di giri, smontò dalla macchina e tentò di aprire la maniglia antipanico, ma proprio quella mattina essa aveva deciso di ribellarsi. Il vostro eroe comunque non demorse, con un abile movimento della mano riuscì a disincastrare il meccanismo e si tuffò all’interno del corridoio, dove la timbratrice stava per scoccare gli ultimi decisivi secondi. Aprì la cerniera della tasca, estrasse il badge e lo infilò nell’apposito pertugio quando l’orologio segnava le 8.15.59. Ancora un secondo e sarebbe stata la fine!
(Fra l’altro OVVIAMENTE il vostro eroe trovò ad aspettarlo una bionda da paura distesa in costume da bagno sul tavolo al posto del computer)

EPILOGO DEL PIRLA

Il protagonista riprese la concentrazione improvvisamente e, colto da raptus, optò per un’inversione a U con supporto di freno a mano. Ma essendo un po’ pirla e per niente avvezzo a tale tipo di manovre, la macchina (una Fiat Idea non è esattamente il tipo di macchina con cui improvvisare un rally) cappottò e fu travolta da un camion che passava in quel momento nel lato opposto. Del protagonista sopravvisse solo la sua vena autoironica, quel tanto che bastò per permetterle di scrivere questo post.

EPILOGO FANTASCIENTIFICO

Nemmeno il tempo di accorgermi della svista che vidi uno strano oggetto muoversi nel cielo e un fascio di luce aprirsi poco più avanti nella strada. Inchiodai, ma l’asfalto era bagnato e l’ABS non bastò per impedirmi di piombare nel cono luminoso. Sentii gli oggetti dissolversi e il mio corpo trasportato verso l’alto da una strana forza, una forza che non avevo mai sentito né visto agire prima di quel giorno.
Degli strani esseri mi stavano aspettando all’interno di un locale troppo tecnologicamente avanzato per essere stato ideato dall’homo sapiens del primo XXI secolo. Avevo già perso ogni cognizione del tempo e dello spazio, anche se mi sembrava di riconoscere (ritrovando quell’immagine in chissà che cassetto della memoria), buttando l’occhio fuori da una finestra, le sembianze del pianeta Terra. In quel momento svenni.
Quando tornai in me udii voci aliene parlarmi dentro il mio cervello. Nessuno degli esseri che avevo intorno muoveva la bocca (che non avevano), ma il tracciato uditivo era forte e chiaro: avevano inserito delle onde sonore suggestionali nella canzone in modo da farmi andare dritto e poter prendere a prestito il mio corpo per qualche nanoistante bidimensionale di tempo. Mi promisero che mi avrebbero lasciato andare, a patto che avessi svolto una missione, ed è questa missione che vengo a svolgere oggi. Portare attraverso il mio blog un messaggio alieno a tutti i terrestri:
––√–••–•¬ ˘√∆√∆˜ ˛•˜˜

E svegliarsi la mattina (di ieri / di oggi / di domani? / fino a quando…)

E svegliarsi la mattinaaaaaaa… tu turu turu tuttu…
Siete sintonizzati su Radio Maria Vergine e questi erano i Presenza Scenica Zero Assoluto.
Li ho ribattezzati così perché, anziché tentare di equilibrare con esibizioni spettacolari la pochezza delle loro canzoni, salgono sul palco e (al manco i sonase!) cantano seduti abbarbicati ai loro scagni come due vecchi decrepiti.

Ma a parte questo, amo svegliarmi la mattina alle sette meno un quarto di un 24 novembre 2008 a caso, vestirmi, alzare la persiana e vedere che tutto è ricoperto di un sottile strato bianco di snoooooooooooooow!!!
Eh, sì, amo la neve 🙂
Peccato che a parlarne con l’adultame mi sento decisamente in inferiorità numerica. Ieri, ancora entusiasta per i campi bianchi ammirati durante il tragitto verso l’ufficio e ancor più estasiato nel constatare che la neve continuava a cadere senza permettere alla pioggia di prevaricarla, ho espresso al capo la gioia che la neve mi dà. La sua risposta, decisamente più gelida della temperatura, è stata qualcosa del genere: "Sì, anch’io amavo vedere la neve cadere quando avevo dodici anni".
Per la serie: Cresci, bimbo, devi considerare la neve secondo precisi calcoli macroeconomici: MOLTIPLICANDO il fattore negativo s.n.o.w. PER la variabile lineare di altitudine FRATTO l’identificativo settoriale dell’azienda MENO il coefficiente standard di disagio del traffico dei mezzi pesanti PER il coefficiente progressivo di disagio del traffico che coinvolge i tuoi colleghi il tutto ELEVATO bla bla bla bla, insomma, la neve sarà anche bella, ma è una fregatura per chi non lavora in una stazione sciistica. E noi non lavoriamo in una stazione sciistica. E neanche in una struttura turistica a essa collegata. E in ogni caso se nevica può e deve farlo solo in montagna (o in Norvegia). Quindi devo crescere e bla bla bla e pensarla in modo diverso bla bla bla e vedere bla bla bla certo certo…
E finché questi discorsi me li fa il capo posso anche sopportare in silenzio. Ma poi salta fuori l’ultimo degli impiegati che dice con tono mesto che domani (oggi, ndb) il meteo mette sereno, quindi non piove, sob, e io invece dico yuppee, è più bello se la neve si scioglie piano piano col sole, e lui mi va in paranoia perché se non piove la notte giacchia e le strade bla bla bla, e io dico che ormai le strade sono sgombre e asciutte, ma quale ghiaccio… bah!

Mi si consenta, io odio pensarla così. Amo vedere la neve che cade, amo ammirare il mio mondo ricoperto di bianco brillare sotto il sole. E chi se ne frega se poi il traffico si ingorga? Lascia che si blocchi tutto, chi se ne frega, c’è la neve, chi se ne frega di tutto il resto?!

E comunque stamattina il tempo mi ha riservato un’altra bella sorpresa: le preghiere degli adulti responsabili non sono state esaudite: nulla è piovuto a portarsi via la mia neve, e questa mattina mi sono svegliato e la distesa bianca, anche se più sottile, c’era ancora 😛

Musicanti in London VII

Ho sempre ammirato, per non dire amato, i musici che si incontrano nelle stazioni o per le strade delle grandi città. Uno dei miei sogni per quando sarò grande è quello di girare il mondo con il mio violino e vivere dei soldi che la gente getta nel mio cappello (sogno irrealizzabile perché col violino sono una frana, chiamiamolo piuttosto un’ispirazione pittoresca per il futuro di un altro me).
Solo che ultimamente anche loro si stanno allineando al decadimento della musica più popolare (che sarebbe, per intendersi, quella delle multinazionali). Ricordo con nostalgia che un tempo si incontravano suonatori di violino, arpa, fisarmonica, clavicembalo a fiato, e chi suonava la chitarra arrangiava virtuosismi o lo faceva per accompagnarsi in una canzone cantata con viva voce. Ora si sono modernizzati e quasi tutti usano metodi di amplificazione elettronici e, ahimè, basi musicali in cui confondere il proprio strumento, cosa che mi fa passare del tutto la voglia di lasciare qualche p nel loro cappello.
Le pochezze peggiori però le ho sentite ieri: un chitarrista ha attaccato non la base ma direttamente l’originale di una canzone dei Beatles (con tanto di voci dei Beatles), tanto che mi chiedo se la chitarra dello sprovveduto suonasse veramente.
E, cosa ancor più terribile, mi sono imbattuto in un musicante che suonava (su una base) con il metronomo attaccato. Nauseato e allibito, ho cercato di ignorarlo brutalmente andandomene via di fretta e senza dedicargli nemmeno uno sguardo, ma quando è finita la canzone ho sentito (squallore!!!) i tac tac tac tac ritmici del metronomo raggiungermi e disperdersi desolati tra in cunicoli del Tube.
Lì quasi mi veniva da piangere 🙁

Orripilante post di ferrottobre

Oggi, ferrottobre 2008, ho ascoltato circa un centinaio di volte l’ultimo CD della Bandabardò, il titolo è Ottavio e sono onorato di dire che questo è indubbiamente il loro album che mi piace di più. I motivi sono bla bla bla bla… sì insomma, se avete voglia di leggerne una recensione andate a pescarvela da un’altra parte, il mio consiglio è semplicemente quello di drogarvici come sto facendo io. Me ciapa masa ben sto disco!
Ah, e poi ho anche trovato il tempo di guardare l’ultimo dei film di Kim Ki-Duk, registartista coreano. Li ho scaric… noleggiati in videoteca (ceeeeeeeerto che sì!) tutti quanti (no, non è vero, solo quelli in qualche modo recuperabili) e, approfittando dei giorni di mutua che si prolungano inesorabilmente per mio gran dolore (ri-ceeeeeeeerto che sì!!!), ho aggiunto questo bagaglio alla mia cultura. Bravo Giosp 😉
Ah, e poi oggi sono particolarmente felice. Tanto da scriverlo sul blog in un post che assomiglia tanto a quelli banali-adolescenziali che costituiscono all’incirca il 90% dei byte più sprecati al mondo. Manca solo che mi metto a raccontare che ho anche svuotato la lavastoviglie e mi sono fatto da mangiare da solo e raggiungo l’ambito traguardo della pochezza estrema.
Ah, e poi mi sono iscritto su Facebook, cosa che speravo di non fare mai.

Totale de oncò: sto peggiorando forte, e comincio a preoccuparmene seriamente. Sarà per questo che sono così allegro?

(Cioè, io in realtà avrei scritto questo post per apprezzamento nei confronti di Ottavio, forse si è un po’ perso nel filo dei miei deliri ferrottobriani. Ribadisco e lo metto pure in grassetto: Bandabardò – Ottavio. Tutto qua. Il resto buttatelo via, come io ho fatto con la mia reputazione. Grazie e arrivederci)

Causa Crisi

Me ciapa masa ben sto blog. El post de oncò xe stà mitico.
È un po’ che lo seguo e aspettavo un post da sottoscrivere in toto o quasi per metterlo nel mio blog.
Beh, discordo sugli Oasis e, per quanto sicuramente non festeggerò i Lùnapop, ne ho un bel ricordo. In compenso odio dal più profondo del mio cuore gli emo (di cui potete ammirare una foto qui sotto)

e riguardo al gattino Virgola, l’ultima volta che l’ho visto era qui:

Col dito medio alzato

Li avevo lasciati (no, è più corretto dire che li avevo tralasciati un po’) nel 2005 o giù di lì, quando avevano deciso di separarsi; li avevo lasciati lì, in quella corriera, il gatto López con il dito medio alzato verso il mondo. Poi, in questo periodo un po’ triste sono ritornati prepotentemente a farmi compagnia, a tirarmi su di morale con le loro canzoni dai testi cupi e disgraziati ma con melodie dall’allegria contagiosa.
Gli Ska-P, quelli che in Spagna le ragazze per bene si scandalizzano se citavo le loro canzoni, quel ricchissimo vocabolario di parolacce e imprecazioni in spagnolo che non ho potuto che fare subito mio. Di pessimo avevano che erano comunisti, ma si sa, i comunisti sono troppo più bravi nella musica e nell’arte.
Rientrano nella mia vita proprio ora che (oltre ad averne bisogno) si sono riuniti e hanno in programma un nuovo album e un nuovo tour.

La mia canzone preferita era (ed è) "Eres un@ màs", e questa mattina in macchina l’ho gridato con tutta la mia voce, e il significato di questa frase non è l’ho mai sentito dentro di me come oggi, FUERA DE AQUÍ, NO QUIERO COLABORAR CON ESTA MIERDA DE SOCIEDAD.

Ti voglio tanto bene (ma la bellezza resta comunque soggettiva)

Per molti della mia generazione il primo album punk (o quello che li ha fatti avvicinare al genere) è stato Dookie dei Green Day. Per me è stato quello dei Naftalina, Non salti come me… T.V.T.B.
Un momento, non offendiamo il genere. I Naftalina non è che erano esattamente un gruppo punk. Suonavano un sottogenere definibile "bubble-gum punk", ovvero un punk gommoso e fluorescente uscito dal mondo delle Big Bubble, dai colori oscenamente vivaci. Difatti i capelli di Peter, non erano biondi ma gialli, mentre quelli di Klary di un rosso acceso e innaturale.
Di loro, oltre ai mitici insulsissimi testi che persino un cantante dello Zecchino d’Oro definirebbe troppo infantili, ricordo la voce oscena del cantante giallo e quella soave di Klary, che sembra dirmelo, come nella canzone, "a me piace così".
E poi c’era Pinna, mitico batterista, che ora suona in una band un po’ più longeva, The Hormonauts.

Leggevo, tanto tempo fa, recensioni sul loro album. Una diceva, con fare da dio in terra, che la più bella canzone era I negozi del centro, traccia numero 6, e io che ero ancora piccolo non capivo perché era quella la più bella se la più bella era già (eletta democraticamente da me) Ignoro, traccia numero 8 (a cui seguiva la canzone più stupida che sia mai stata scritta, Placca, l’unica canzone-spazzolino della storia umana).
Poi sono cresciuto, i Naftalina (sebbene abbiano chiuso baracca dal 2000) mi piacciono ancora e non ho ancora capito come possano gli "esperti" stabilire per me cosa è bello e cosa no.

Consegna speciale – paccocelere1

Nelle orecchie Delivery dei Babyshambles suonata dall’autoradio della Kenwood volume 23 finestrini alzati e clima acceso, nella mente il ricordo del negozio Vans in cui l’ho sentita la prima volta, a Camden, circondato dall’old school punk style.
Poi mi sorpassa un’alfa grigia, va di una fretta assurda. Non sono il tipo a cui piace particolarmente correre in macchina, ma è più facile vedermi premere il chiodo su una strada stretta e/o piena di curve che in un rettilineo a scorrimento veloce.
E poi c’è questa cosa che proprio non capisco: come si possa avere fretta di arrivare a lavoro.

Sezione enciclopedica Randy

Come dire: aaaaaah, i cari vecchi tempi!
Le canson che scoltavino sti ani!

Anche se si va indietro a non più tardi del 2 novembre 2005, giorno del concerto dei Flogging Molly (che interessavano a me) e dei Millencolin (che interessavano (relativamente) a mio fratello). Quello che è accaduto in conseguenza di quel concerto è stato un certosino lavoro di mulo per trovare la discografia di uno dei due gruppi che accompagnavano i "big", cioè i Randy (l’altro gruppo, The Unseen, ho preferito rimuoverlo. Grazie lo stesso).

Randy è un gruppo musicale punk rock proveniente da Hortlax, Svezia, formatosi nel 1992. Si ispirano alle più vecchie punk band come The Misfits e Ramones. Finora hanno pubblicato sei album. L’ultimo album si intitola Randy the Band. I Randy sono stati scaricati dalla Burning Heart Records e sono attualmente in cerca di una nuova etichetta.
(Traduzione da Wikipedia in inglese. Il lemma è articolato come un tema di prima elementare, con una sfilza di pensierini soggettopredicatocomplemento apparentemente scollegati fra loro se non per l’argomento in comune. Per informazioni più dettagliate visitare Wikipedia in svedese).
La sostanza è che questo gruppo che fa un punk rock molto old school a me piace parecchio.
E questa canzone, Summer of Bros, la trovo molto positiva e molto estiva. Certo, per quanto estiva può essere un’estate in Svezia…

Different effect

Oggi ho risentito Mika in radio, con la sua Grace Kelly.
Quando, l’anno scorso, ascoltai l’album, subito molte delle sue canzoni mi ricordarono questi individui qua:

Ebbene sì, i Cartoons.

La cosa buffa è la differenza d’impatto che hanno avuto con il grande pubblico: i Cartoons erano dei poveri dementi vestiti da deficienti, Mika l’eunuco gay di tendenza.